Differenza e innovazione
In ogni ambito la diversità presente in un sistema segnala il livello di apertura e di crescita potenziale dell’insieme che compone, che sia la diversità genetica in un ecosistema, la diversità delle competenze in un team di lavoro o la diversità delle prospettive e degli approcci in un gruppo sociale, la diversità è direttamente connessa con la capacità di progredire del sistema in generale.
La diversità è l’altra faccia dell’innovazione
Differenza e innovazione sono due facce della stessa medaglia. All’interno di un’organizzazione la diversità è un fattore chiave per la sua evoluzione perché favorisce una maggiore varietà di interazioni, risposte, adattamenti e soluzioni utili a fronteggiare le problematiche che si presentano. Soddisfatta la precondizione di un obiettivo comune che offre coesione al gruppo, quanto più questo è diversificato, quanto più lo sono le esperienze avute dalle persone al suo interno, tanto più il gruppo avrà conoscenze, modelli culturali, sensibilità a cui attingere per raggiungere il fine che si è posto. Le ricerche evidenziano che le organizzazioni che abbracciano politiche di DE&I beneficiano non di rado di maggiore creatività, capacità di problem-solving e flessibilità nel trovare nuove soluzioni.
La scelta delle persone attraverso un recruiting intelligente è dunque una leva strategica potente per costruire l’infrastruttura relazionale e il serbatoio di conoscenze e competenze con cui affrontare le sfide.
Attirare i talenti giovani
Le organizzazioni che creano un ambiente aperto e accogliente per tutti i collaboratori, indipendentemente dal loro background, età, sesso, cultura, genere, orientamento sessuale, neurodivergenze, conformità dei corpi, ecc. attirano individui con competenze e prospettive uniche. Essere promotori di una cultura inclusiva per le generazioni più giovani è molto importante. Sempre meno delle generazioni che le hanno precedute sembrano disposte a mediare con una visione stereotipata dei modelli funzionali. Le nuove generazioni sono attente a una gestione meritocratica degli accessi e dei progressi e quindi alla volontà o meno di un’azienda di includere e valorizzare le persone per il loro reale contributo al lavoro da svolgere. Di un filtro in entrata o di discriminazioni legate all’appartenenza a una minoranza non ne vogliono giustamente sentire parlare. I dati sulla composizione della forza lavoro nel 2030 ci mettono in guardia. Un buon 70% apparterrà alla generazione Z.
Valorizzare la diversità per dialogare meglio con il mondo
Un elemento centrale nella creazione di valore, a volte sottovalutato da parte delle aziende, è il beneficio che queste traggono dall’assomigliare il più possibile alla complessità dell’ambiente sociale in cui è inserita la loro attività di business e a cui si rivolge con i propri prodotti o servizi. In un mondo sempre più globalizzato dove gli ambienti comunicativi e relazionali sono in continua trasformazione, le aziende sono obbligate a essere inclusive, accoglienti e aperte alla pluralità in cui sono immerse. Di conseguenza,
un ambiente di lavoro che riflette la complessità del mondo, le sue diversità culturali, gli orientamenti di genere, la convivenza tra generazioni, le mille sfaccettature con cui l’azienda è oggettivamente in costante relazione, consente di sviluppare prodotti e servizi innovativi che rispondono meglio alle esigenze di una clientela sempre più eterogenea, portando l’azienda a una maggiore capacità competitiva.
Una cultura positiva della diversità
Una cultura positiva della differenza e del suo valore è già un metodo concreto, un modello che produce e si nutre di relazioni aperte e di una continua messa in discussione dello status quo. L’innovazione è il risultato di una volontà generale a cercare nuove soluzioni attraverso la moltiplicazione delle prospettive e delle sensibilità. Valorizzare le differenze e riuscire a mettere le persone nelle condizioni di esprimere liberamente, in totale trasparenza, ciò che sono, ciò in cui realmente credono o in cui vorrebbero sperimentarsi, è quello di cui hanno bisogno le organizzazioni per costruire, da una parte, ambienti innovativi e, dall’altra, una società aperta.
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